La tradizione delle paste filate è molto diffusa su tutto il territorio abruzzese al confine con il Molise, in particolare nell’Alto Sangro.
Accanto al blasonato caciocavallo, significativa la produzione di fior di latte e scamorze ottenute con latte vaccino di razza bruno alpina allevate al pascolo semibrado.
Nel fior di latte, il latte intero è addizionato di sieroinnesto e coagula con il caglio di vitello. Rotta la cagliata si lascia maturare e si procede alla filatura con l’aggiunta di acqua quasi bollente. Le forme variano nei nodini, bocconcini, trecce, tondeggiante, con testina. La superficie è liscia, lucente ed omogenea, color bianco latte con sfumature paglierine. La pasta è morbida e appena elastica, il sapore è fresco.
A differenza del fior di latte, la scamorza ha una pasta più compatta e il suo contenuto di grassi varia dal 40 al 50%. Si presenta con la tipica forma a bisaccia allungata o a pera, con testina sopra la legatura. La lavorazione avviene con il riscaldamento del latte vaccino, addizionato di caglio di vitello per raggiungere la coagulazione. Dopo la rottura della cagliata la massa viene sgrondata, filata con acqua calda, tagliata nella tipica forma a pera e salata in bagni di salamoia. Può essere consumata fresca o appassita. Nel prodotto stagionato è presente una sottile buccia, la pasta è meno elastica, più consistente, il sapore intenso. La versione fresca è più delicata e al taglio rilascia residui di latticello.